Questo progetto nasce per raccontare, attraverso il ritratto fotografico, la vita che continua anche dentro la malattia inguaribile. Al centro ci sono le persone assistite, i loro familiari, chi cura, chi accompagna, chi sceglie di donare tempo e presenza. Un mosaico di volti e relazioni che dà forma alla speranza possibile, testimoniando la forza della cura condivisa.
Gli sguardi e i punti di contatto rivelano l’umanità che ci unisce, ricordandoci che la dignità nasce dal riconoscimento reciproco: quando vediamo l’altro come un nostro pari. In questo percorso, la fotografia diventa specchio e ponte: ci rimanda l’immagine dell’altro e ci guida all’incontro, dentro la fragilità, la forza e la quotidianità di chi vive la malattia.
Per Guido Harari, fotografare significa “sentire” le persone: ascoltare anche ciò che non viene detto, cogliere il racconto sottotraccia, vedere oltre l’immagine. In questo lavoro, il soggetto precede la fotografia. Non si tratta di un semplice reportage, ma di un dialogo visivo fatto di ritratti nati dall’incontro e dalla relazione, dove la connessione umana è il vero centro. Non conta solo il risultato: conta ciò che la relazione genera — per chi viene ritratto, per chi fotografa e per chi guarda.
Cosa vedrai negli scatti
Ogni immagine è un incontro. Ogni sguardo, una storia.
I ritratti in bianco e nero, essenziali e intensi, mettono al centro gli occhi, lo spazio in cui si riconosce la persona.
Nei luoghi di cura, le fotografie catturano gesti, attenzioni e piccoli rituali che fanno la differenza.
I protagonisti sono malati, familiari, professionisti e volontari: uomini e donne che condividono il tempo della cura, costruendo legami autentici.
Prima dello scatto, c’è sempre l’ascolto — dei silenzi, dei ritmi, dei respiri.
Solo quando la relazione trova spazio, nasce la fotografia.
Questo lavoro custodisce e riflette i valori della Federazione Cure Palliative: integrità, trasparenza, responsabilità.
Al centro, sempre, la persona e la sua famiglia, con la convinzione che ogni relazione di cura abbia un potere trasformativo.
Per chi viene ritratto, per chi fotografa e per chi osserva, qualcosa cambia dopo lo scatto: resta impresso uno sguardo, un’emozione, una nuova consapevolezza.
Perché lo facciamo: la campagna di sensibilizzazione FCP 2025
Il progetto prende forma come iniziativa di sensibilizzazione promossa in occasione della Giornata Nazionale delle Cure Palliative 2025, che cade l’11 novembre.
In questa prima fase, sarà proposto in formato digitale, per raggiungere il pubblico più ampio possibile e amplificare l’impatto del messaggio.
Non si tratta di raccontare solo il fine vita, ma l’intero percorso di assistenza e accompagnamento, dove persone e famiglie trovano sostegno, dignità e presenza anche oltre l’ultimo tratto.
Nei gesti quotidiani, nelle attenzioni e nei piccoli rituali prende forma la trama viva delle connessioni che curano.
Con questo progetto, vogliamo promuovere una cultura delle Cure Palliative fondata su prossimità, competenza e rispetto della dignità umana, sostenendo — insieme agli Enti del Terzo Settore — un impegno condiviso tra comunità e istituzioni.
Chi è l'autore?
Guido Harari è tra i più riconosciuti ritrattisti italiani. Dagli anni Settanta unisce musica e fotografia, costruendo un archivio con ritratti di Fabrizio De André, Lou Reed, Laurie Anderson, Peter Gabriel, Kate Bush, David Bowie. Le sue antologiche - dalla Mole Vanvitelliana alla Fabbrica del Vapore - intrecciano ritratto e narrazione. Oggi esplora temi sociali e contesti di cura con Gli occhi di Milano, la Caverna Magica e i Ritratti sospesi (con realtà come VIDAS, PizzAut, Progetto Arca, Casa Jannacci).
Chi promuove il progetto?
Il progetto è stato ideato da Federazione Cure Palliative in collaborazione con Guido Harari,
e realizzato con il contributo di tre enti soci:
- Fondazione FARO
- Fondazione La Miglior Vita Possibile ETS
- VIDAS ODV